A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, che ha sconvolto un mondo energetico già in forte tensione dopo la ripresa post-Covid, l’Europa si trova di fronte a un “trilemma”: da un lato deve affrontare la questione della sicurezza energetica, trascurata negli anni precedenti a favore dei progetti di green deal; da un altro ha la necessità di realizzare, con obiettivi realistici e concreti, la transizione verde che resta, dal punto di vista dell’Unione, un grande volano di crescita potenziale; infine non può ignorare il tema della sostenibilità economica della transizione con l’obiettivo di garantire la competitività del sistema produttivo.
Lo sguardo con cui l’Europa guarda a tali questioni è cambiato notevolmente rispetto al piano Fit for 55 del 2021, in cui la spinta verso le rinnovabili sembrava rappresentare l’unica soluzione sia per la sicurezza delle forniture sia per la sostenibilità economica della transizione, grazie al notevole abbassamento dei costi di produzione delle tecnologie “verdi”. Il recente RepowerEU, pur senza cambiare il paradigma complessivo della scommessa europea verso la decarbonizzazione, offre, rispetto al mutato scenario, proposte concrete e articolate in tre pilastri di policy: un forte accento sull’energia decarbonizzata che include però uno spettro più ampio di tecnologie, ad iniziare dal nucleare; un importante sforzo sull’efficienza energetica; la consapevolezza dell’importanza di una maggior sicurezza energetica, svincolata però dal mero ricorso alle rinnovabili.
Non mancano, tuttavia, alcuni nodi da sciogliere. Sulle tecnologie per la transizione ecologica l’Europa ha un problema competitivo con la Cina, attore globale in questo campo, verso cui rischia di sviluppare una dipendenza tecnologica. In parallelo si pone un problema di competitività rispetto ad altre aree economiche, come gli Stati Uniti che, con l’Inflation Reduction Act, hanno recentemente messo sul piatto 369 miliardi di dollari in crediti fiscali per favorire la transizione. La risposta europea, per ora limitata a un allentamento della normativa sugli aiuti di Stato, non è sufficiente, soprattutto per quelle economie con un ridotto margine di manovra fiscale.
L’Italia affronta tale scenario presentando alcune criticità e diversi punti di forza. Se gli ostacoli autorizzativi ancora rallentano, rispetto ad altri mercati europei, l’installazione delle rinnovabili, il Paese si sta muovendo bene per la diversificazione degli approvvigionamenti; in questo campo la crescente autonomia energetica, garantita anche dalle nuove infrastrutture per il gas naturale liquefatto, permette all’Italia di diventare un punto di riferimento europeo nel settore. Il Paese è inoltre all’avanguardia in Europa per l’implementazione di un mercato elettrico flessibile; si tratta di un’infrastruttura che, in uno scenario di persistente incertezza, rimane uno delle leve principali per garantire una transizione energetica ordinata ed efficiente.