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La leadership nella complessità

  • Verona
  • 28 Novembre 2025
  • 29 Novembre 2025

        La complessità, condizione permanente del mondo, assume oggi un carattere inedito per la forte accelerazione dei cambiamenti che impattano su una società globalizzata e interconnessa. La storia ha offerto, in ogni epoca, esempi di complessità e di rivoluzioni inaspettate capaci di trasformare profondamente i sistemi economici, politici, culturali e sociali. Cambiamenti di tale portata – nelle società che li hanno vissuti – hanno determinato la sensazione di essere innanzi a momenti di crisi e di declino della civiltà. Tutte le crisi che l’uomo ha conosciuto e affrontato, però, si dispiegavano in un arco temporale più lungo generando nei popoli colpiti confusione e disorientamento meno dirompenti rispetto a quelli odierni.

        Nel quadro attuale i rapidi avanzamenti tecnologici dell’intelligenza artificiale generativa rischiano di rivelarsi un ‘super cigno nero’ in quanto si configurano non solo come strumento tecnologico, ma anche come agente che funziona in modo non lineare, potenzialmente in grado di superare la capacità di comprensione dei loro programmatori.

        Inoltre, questa complessità tecnologica si inserisce in un contesto di forte instabilità geopolitica, caratterizzata da tentativi di mutamenti nell’equilibrio di potere dell’ordine internazionale. La pax americana – maturata con la fine della guerra fredda e contraddistinta dalla leadership statunitense del mondo unipolare – oggi è severamente messa in discussione da nuove e antiche potenze che percepiscono una riduzione nel distacco con l’egemone globale sotto diversi profili. Tali attori tentano, quindi, di imporre modelli ideologici nuovi e alternativi.

        Le necessità della transizione e dell’indipendenza energetica, così come le guerre alle porte dell’Europa, contribuiscono a un clima di incertezza e sfiducia che si abbatte fortemente sugli Stati europei. Le poli-crisi menzionate spingono società, imprese e governi a interrogarsi su quali siano le caratteristiche di leadership in grado di gestire l’imprevedibilità della complessità moderna.

        In questo contesto, quindi, risultano urgenti una preparazione e una formazione adeguate ad affrontare le crisi attuali e potenziali. La riscoperta di una cultura umanistica e classica – che ponga al centro della formazione umana il pensiero critico, la capacità di adattamento e risoluzione dei problemi – è una condizione necessaria per la creazione di una leadership diffusa, capace di rispondere alle sfide poste da una società nella quale le macchine avranno un ruolo sempre più rilevante. La crescita rapida dell’IA è accompagnata, come già sta emergendo in modo netto, anche da un crescente divario di conoscenza, che alimenta diseguaglianze globali e sociali: da un lato chi riesce a cavalcare l’onda dell’innovazione e dall’altro chi rischia di subirne le conseguenze. I leader – ricorrendo a rinnovate capacità di umanità, empatia e creatività – avranno la responsabilità di garantire un mondo più inclusivo, per evitare che questo divario cresca in modo incontrollato nei prossimi anni.

        Le trasformazioni tecnologiche, ad esempio, avranno impatti inevitabili sulle dinamiche di azienda, soprattutto tra i più giovani, in particolare nella fase di ingresso sul mercato del lavoro. È quindi fondamentale, sia per le grandi che per le piccole aziende, identificare nuove strategie per attrarre talenti, e soprattutto formarli attraverso nuovi metodi basati inevitabilmente sulle connessioni umane con figure più esperte. Il ruolo della mentorship diventa infatti ancora più centrale, visto che molti compiti, in genere attribuiti a figure di primo accesso al lavoro, verranno sempre più automatizzati e affidati alla tecnologia.

        Se da un lato è necessario capire e gestire i rischi derivanti dalle trasformazioni sociali e dalla complessità del sistema in cui ogni persona è calata, dall’altro è anche fondamentale intravedere quelle dinamiche di opportunità che sovente emergono nei periodi di confusione e transizione.

        Nelle poli-crisi attuali, l’Italia e l’Unione Europea affrontano, certamente, sfide e questioni – come quella della demografia, della geopolitica e dell’energia – di eccezionale portata, vitali per la sopravvivenza stessa delle istituzioni democratiche. I Paesi membri dell’Unione si trovano, però, anche di fronte all’opportunità di rafforzarsi internamente offrendo una valida alternativa che evidenzi i punti di forza e le capacità di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia unico al mondo. L’Europa, consapevole dei propri valori e dell’unicità dei propri meriti – conquistati anche attraverso momenti indelebili di sofferenza – deve intraprendere un percorso di rafforzamento delle istituzioni e di consolidamento della propria identità. In questa prospettiva, emerge anche la necessità, per le leadership europee, di comunicare, verso l’interno e verso l’esterno, in modo più efficace gli obiettivi, i meriti e i risultati dell’Unione: solo così si può contribuire a creare un ecosistema di cittadinanza più consapevole, informata e preparata a gestire le complessità del mondo.