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Europa e diritti umani: saranno i bambini a salvarci? Intervista a Massimo Toschi

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    • 21 Dicembre 2015
    • Dicembre 2015
    • 21 Dicembre 2015

    L’Europa, patria dei diritti umani, non sembra sempre in grado di assicurare protezione a chi vive all’interno dei suoi confini o tenta di attraversarli provenendo da situazioni di guerra o di povertà. La sfida oggi è applicare davvero la legislazione internazionale costruita nei decenni scorsi e per farlo . sono necessarie idee innovative. Lo spiega al sito di Aspen Institute Italia Massimo Toschi della European Union Agency for Fundamental Rights, l’agenzia che opera come “consulente” delle istituzioni europee nell’applicazione dei diritti fondamentali.

    Qual è la situazione dei diritti umani in Europa?
    La nostra grande, bella e ricca Europa ricorda in alcuni casi – sul fronte dei diritti umani – quello che avviene nei Paesi più poveri. La gravissima pressione migratoria sulle sponde del Mediterraneo assomiglia sempre di più ad un olocausto: uso volutamente questa parola molto dura perché credo sia necessario per far comprendere come la morte di moltissime persone avvenga in troppa indifferenza. Particolarmente grave è la situazione dei bambini, che non vengono accolti in maniera adeguata, eppure dovrebbero essere i primi ad ottenere protezione. 

    Come rendere effettiva l’applicazione dei diritti umani in Europa?
    Credo che il coordinamento fra le istituzioni dei diversi Paesi sia essenziale e vada accompagnato da miglioramenti e aggiornamenti a livello legislativo. L’approccio solidale dovrebbe sempre di più guidare l’accoglienza di chi sta arrivando in Europa. Un altro aspetto riguarda un’azione più incisiva a livello di cooperazione internazionale. Affrontare i problemi di chi arriva sulle nostre coste è una cura che non va alla radice del problema. I nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dalle Nazioni Unite, insieme al rispetto dei parametri per i fondi da destinare allo sviluppo, dovrebbero guidare l’azione dell’Europa al di fuori dei propri confini.

    Quale effetto ha avuto, invece, la crisi economica sui diritti della popolazione europea?
    Ritengo ci sia una categoria dei diritti umani, quelli socioeconomici, che è spesso dimenticata o comunque non riceve l’attenzione che meriterebbe. Questo problema è in parte dovuto anche al fatto che siamo di fronte a una platea molto vasta di soggetti, non sempre di facile identificazione. Peraltro i tagli nel settore del welfare e dei servizi pubblici hanno avuto impatti pesanti soprattutto sui diritti dei bambini la cui tutela socioeconomica spesso non rientra in nessun progetto o in nessun finanziamento, se non come corollario di interventi che riguardano particolari categorie.

    Quanto è importante l’aspetto culturale nel miglioramento dei diritti umani?
    Credo che la formazione sia uno degli sforzi più importanti su cui investire. Spesso i progetti a tutela delle vittime di discriminazione coinvolgono solo le queste ultime: bisognerebbe invece andare a sensibilizzare la parte maggioritaria della popolazione che in molti casi ha una responsabilità, o comunque una complicità di qualche tipo, nelle violazioni. È fondamentale iniziare dalle scuole: i bambini hanno una grande curiosità, a fronte di scarse occasioni di informazione chiara e trasparente sui diritti umani.

    Credo che la prossima generazione possa avere un ruolo molto importante: dopo la creazione delle leggi fondamentali per i diritti umani oggi siamo carenti sul lato dell’enforcement. Le idee dei più giovani aiutano sicuramente a trovare soluzioni innovative. Pensiamo al futuro che queste innovazioni possono avere nell’imprenditoria sociale – e perché no anche dei diritti umani – nel coprire le carenze del settore pubblico in un momento di riduzione del raggio di azione degli Stati.

     

     

    Massimo Toschi lavora dal 2009 alla European Union Agency for Fundamental Rights come Program Manager operando nello sviluppo della cooperazione con le istituzioni nazionali per i diritti umani e con la società civile, e sui progetti in materia di violenza contro le donne, diritti dei bambini e Rom. Ha lavorato per le Nazioni Unite ed è stato visiting lecturer sui diritti dei minori in varie università americane ed europee.