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Endoscopia e cardiochirurgia, un binomio di successo. Intervista a Marco Vola

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    • 31 Marzo 2014
    • Marzo 2014
    • 31 Marzo 2014

    Sostituire una valvola aortica in maniera totalmente endoscopica, operando cioè il paziente senza aprire il torace, grazie a un fascio di fibre ottiche di pochi millimetri di diametro. È questo il risultato raggiunto dal chirurgo italiano Marco Vola e dalla sua équipe presso l’Ospedale Universitario di St Etienne (Francia), i cui risultati sono illustrati in un recente articolo della rivista americana The Journal of Thoracic and Cardiovascualr Surgery. Un passo importante perché queste  prime sostituzioni valvolari, spiega Vola al sito di Aspen, provano che la cardiochirurgia possiede ancora un potenziale di evoluzione verso forme di terapia radicali e al tempo stesso poco invasive.

    La sua équipe ha sostituito la valvolare aortica per via endoscopica: come nasce questo grande successo?
    Abbiamo sviluppato una nuova tecnica chiamata TEAVR, cioè «Total Endoscopic Aortic Valve Replacement» che prevede l’asportazione della valvola malata e l’inserimento di una bioprotesi aortica, grazie a un intervento effettuato non sotto controllo visivo diretto – pratica che comporta   incisioni toraciche rilevanti – ma guidato unicamente con l’ausilio di un fascio di fibre ottiche di 5 millimetri di diametro. L’operazione è resa possibile dall’utilizzo di bioprotesi senza fili di sutura che possono essere compresse prima di essere nuovamente riespanse all’interno del torace del paziente. Questo permette una riduzione drastica delle dimensioni dell’orifizio per accedere all’interno del torace, arrivando a incisioni cutanee di pochi millimetri. I benefici potenziali di un intervento svolto interamente attraverso lo sguardo di una telecamera sono notevoli per i pazienti: si riducono i dolori post-operatori e il sanguinamento; si riduce l’impatto psicologico e si hanno effetti meno invasivi dal punto di vista estetico.

    Nuova vita, dunque, per i pazienti anziani?
    La patologia  – che si verifica frequentemente con l’invecchiamento – riguarda il restringimento della valvola aortica e la sua calcificazione per la degenerazione dei tessuti valvolari. Attualmente, in Europa, il 3,4% della popolazione oltre i 75 anni di età è affetto da una stenosi severa della valvola aortica e ogni anno vengono praticate complessivamente più di 80.000 sostituzioni della valvola con una bioprotesi, cioè più di 170 interventi per milione di abitanti. La frequenza di questo atto terapeutico è destinata ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione: si calcola, infatti, che la percentuale di ultra settantacinquenni in Europa dovrebbe superare il 10% della popolazione entro il 2025. 

    Questo intervento innovativo quale prospettive apre?
    Questo tipo di chirurgia mini invasiva richiede, come molti altri interventi, il raggiungimento di un buon livello di riproducibilità. Attualmente ci siamo concentrati su di un target ristretto di pazienti le cui caratteristiche anatomiche rendono possibile una procedura “fluida” per questo tipo di accesso chirurgico. Siamo arrivati a questo risultato dopo un anno di simulazioni, per poi realizzare cinque sostituzioni nella seconda metà del 2013. Ora bisognerà trattare una nuova serie di casi prima di stimare il potenziale bacino di soggetti interessati. Intanto l’obiettivo è quello di sostenere parallelamente uno sviluppo delle tecnologie chirurgiche con cui vengono realizzate queste operazioni, tale da ampliare il numero di pazienti che si possono sottoporre a questo intervento fino a renderlo disponibile a tutti. Sarà in definitiva l’innovazione tecnologica a determinarne la riproducibilità e l’estensione ad una fascia più ampia di candidati.

    Come è possibile sviluppare una tecnologia come quella utilizzata nella TEAVR? Chi può finanziarla?
    Lo sviluppo tecnico di uno strumento chirurgico ha certo costi non trascurabili e i fondi pubblici non sempre sono sufficienti in questa fase. In Francia esiste una certa complementarietà fra pubblico e privato, che si manifesta spesso in forme di cofinanziamento da parte dei soggetti pubblici – maggiormente disposti a finanziare lo sviluppo un dispositivo se c’è un analogo impegno privato, magari proprio dell’azienda che sta studiando la tecnologia in oggetto. Ciò facilita anche l’accesso di queste imprese al mercato dei capitali, aiutandone la visibilità e il finanziamento.

    Credo sia un sistema replicabile anche in Italia, dove la chirurgia cardiovascolare ha un buon vivaio di idee da mettere a sistema. Bisogna ricordarsi, infatti, che l’innovazione in campo può avere anche ricadute positive non trascurabili dal punto di vista economico. Basta guardare ai benefici – anche occupazionali – generati in un mercato più avanzato, come gli Stati Uniti, dalle aziende che fanno ricerca e innovazione in campo sanitario. E sono convinto che investimenti in quella che possiamo definire la “chirurgia del domani”, di cui la TEAVR è un esempio, vanno proprio in questa direzione.

    Marco Vola è responsabile dell’attività e del programma di sviluppo della chirurgia cardiaca mini invasiva del Dipartimento di Chirugia Cardiovascolare dell’Ospedale Universitario di St Etienne. Dopo la laurea a Torino si specializza in Francia, Paese in cui attualmente lavora da 10 anni. Nel 2010 è stato nominato a Parigi “Lauréat des Victoires de la Médecine“ per la Cardiologia.