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Ricercatori di 38 nazionalità e strumentazione eccellente: così siamo diventati i migliori. Intervista a Rino Rappuoli

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    • 20 Marzo 2013
    • Marzo 2013
    • 20 Marzo 2013

    Rino Rappuoli responsabile globale della ricerca vaccini in Novartis ha fatto crescere il polo che la multinazionale elvetica ha deciso di basare a Siena. Il laboratorio è oggi uno dei punti di riferimento mondiali per i vaccini ed è riuscito ad attrarre dal 2006 ad oggi oltre 900 milioni di investimenti. Il segreto? Lo rileva Rappuoli, membro della comunità dei “Talenti italiani all’estero” di Aspen e fra i pochi scienziati italiani a far parte della National Academy of Science statunitense.

    In che modo il polo di Novartis a Siena è diventato uno dei punti di riferimento mondiali per i vaccini?
    Siena ha una buona università da oltre 700 anni e ha una tradizione nelle biotecnolgogie radicata e di livello internazionale. Nel 1904 il Professor Achille Sclavo, docente di Igiene all’ateneo cittadino, fondò l’omonimo Istituto Sieroterapico e Vaccinogeno Toscano, trasformando con l’aiuto di un piccolo gruppo di studenti il laboratorio che aveva avviato in casa propria in una struttura efficiente. Molto tempo è passato: oggi siamo diventati un punto di riferimento nel settore delle biotecnologie della salute e dal 2006 il laboratorio è entrato a far parte del gruppo Novartis che ha deciso di continuare a investire per farne un centro di eccellenza nella lotta alle malattie infettive.

    Che cosa serve per creare centri di eccellenza in Italia?
    La cosa più importante sono le persone di alta qualità. Un team di persone di alta qualità, composto da membri di nazionalità diverse, sopportato da infrastrutture e strumentazioni efficienti e moderne. E, soprattutto, bisogna essere molto bravi e specializzati in un settore dove si è certi di competere al meglio. Del resto una multinazionale che investe in un centro vuole scommettere su quello che pensa essere il miglior laboratorio del mondo. Insomma, non basta essere i primi in Italia, se non si è primi anche a livello mondiale. E ciò che vale per gli investimenti vale sicuramente anche per i cervelli: siamo di fronte a un mercato del lavoro globale e da noi in Novartis lo dimostra la presenza di ricercatori di 38 nazionalità. Se l’Italia non diventa attraente per i cervelli stranieri, non può pensare di trattenere i suoi ricercatori.

    In che modo rendere Siena il polo di innovazione sulle Scienze della vita a livello internazionale?
    Bisogna investire nella capacità e nelle competenze per trattenere gli elementi migliori. Oggi la ricerca scientifica richiede un lavoro di team. Per questo è necessario mettere insieme chi si occupa di ricerca di base e chi fa clinica sperimentale per creare un gruppo di competenze capace di coprire tutti gli aspetti della ricerca biomedica. E poi sicuramente bisogna coinvolgere le aziende. Il polo di Scienze della vita di Siena fa parte del distretto regionale sulla scienza della vita e del cluster nazionale. Questa struttura lavora con alcune grandi nomi del settore, ma ha anche relazioni con più di 100 piccole imprese del territorio, con un  bacino potenziale può arrivare fino a 300. Lo scopo comune è quello di attrarre talenti. Più cose importanti facciamo più saremmo in grado di importare cervelli di calibro internazionale. Creando così un circolo virtuoso che può far diventare più competitive le aziende.

    Biotecnologie e qualità della vita: altre sfide da vincere?
    Nei vaccini, a differenza del passato, non si trattano più solo le malattie dei bambini. Nella nostra società, infatti, le popolazioni più vulnerabili sono diventati gli anziani e i viaggiatori. Per questo l’obiettivo è usare gli strumenti a nostra disposizione al fine di migliorare la qualità della vita in tutte le fasce di età. Un’altra sfida emozionante che ci aspetta è quella di usare i vaccini per sconfiggere la povertà dal mondo. La povertà non è ovviamente una malattia, ma le malattie infettive sono una delle maggiori cause della povertà. Anche per questo abbiamo dato vita a una collaborazione in campo umanitario con la regione Toscana e a uno stabilimento pilota per sviluppare vaccini innovativi destinati ai Paesi in via di sviluppo.