Il seminario ha affrontato il tema del Mezzogiorno dal punto di vista dell’Interesse nazionale nelle sue diverse dimensioni economiche, sociali e istituzionali. Il tema del Mezzogiorno, peraltro, non si presta facilmente ad analisi unitarie. Al suo interno, infatti, sempre più spesso si segnalano aree ad elevato sviluppo economico e tecnologico, dove anche le istituzioni pubbliche locali si dimostrano capaci di operare efficacemente.
In generale, tuttavia, è stato ancora una volta evidenziato prima il fallimento dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno e successivamente il cattivo uso dei fondi strutturali comunitari, dispersi in una pluralità di interventi minori sul territorio. Si è denunciato quindi il ruolo distorsivo svolto dai pubblici poteri. Questi non svolgono le funzioni fondamentali necessarie allo sviluppo civile ed economico: non garantiscono un sistema formativo adeguato, non tutelano l’ordine pubblico, non assicurano l’efficiente funzionamento della giustizia. Allo stesso tempo, però, i pubblici poteri svolgono un’impropria funzione di intermediazione economico-finanziaria e di assistenza sociale, attraverso la destinazione delle risorse pubbliche in favore di spese improduttive, come quelle generate da un apparato amministrativo pletorico, al servizio più della politica che della collettività. Un accentramento delle competenze decisionali a livello statale potrebbe consentire di spendere meglio le risorse disponibili, purché prevalga finalmente una forte volontà politico-amministrativa di concentrare gli interventi su pochi e fondamentali investimenti infrastrutturali. Come dimostra il caso della Germania, però, anche questi ultimi possono risultare inutili, se a ciò non corrisponde uno sviluppo del tessuto produttivo, in grado di coniugare il rilancio dei settori industriali e manifatturieri con la capacità di puntare sull’innovazione tecnologica, sul turismo, sulla fruizione dei beni culturali e paesaggistici. Per questa ragione, risulta altresì fondamentale ricostruire le condizioni per la ripresa degli investimenti privati, anche attraverso la disponibilità di strutture creditizie a ciò appositamente dedicate. Altra questione decisiva è costituita dal permanere di una profonda divaricazione nelle condizioni di legalità tra Nord e Sud.
Negli ultimi anni, lo Stato è riuscito a contrastare le manifestazioni più violente e sanguinose della criminalità organizzata. È riuscito a combattere in modo più efficace l’usura e il ‘pizzo’, anche grazie alla coraggiosa protesta dell’imprenditoria locale. E ha iniziato a recuperare alla collettività beni e risorse accumulati dalle organizzazioni criminali. Lo Stato, però, non è ancora riuscito ad eliminare il profondo radicamento sociale ed economico della criminalità. L’economia criminale, anzi, si è perfettamente integrata nell’economia legale, estendendo il suo dominio dai mercati neri transnazionali della droga e del riciclaggio ai mercati delle gare pubbliche, degli appalti e delle costruzioni. Di fronte a questi sviluppi, la capacità di contrasto da parte dello Stato rimane ancora limitata, anche a causa delle persistenti lacune negli organici e nei mezzi della magistratura e delle forze di polizia.
La questione meridionale, infine, si misura con la grande sfida del federalismo. Si tratta, infatti, di verificare se l’autogoverno e la responsabilità finanziaria aggravino o, viceversa, generino incentivi virtuosi per il rilancio del Sud, senza porre a repentaglio la stabilità dei conti pubblici e l’obiettivo del contenimento della spesa. A tale riguardo, un ruolo decisivo può essere svolto dal passaggio da un sistema di costi storici ad uno di costi standard, per ciascuna funzione e per ciascun servizio pubblico. Ciò, infatti, potrà finalmente far emergere i profondi divari di efficienza esistenti nelle varie aree del paese e incentivare i processi imitativi delle best practices. La responsabilizzazione delle istituzioni locali deve essere portata avanti in modo conseguente, sanzionando quelle che non rispetteranno i vincoli di bilancio. Soltanto in questo modo sarà possibile garantire il migliore uso anche delle risorse dedicate alla perequazione e alla fiscalità di vantaggio.