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Attività

Qualità ed efficienza di servizi e infrastrutture. Trasporto di persone, elettricità, gas, acqua

    • Palermo
    • 24 Ottobre 2008

          La crisi finanziaria globale avrà un impatto importante sul futuro dell’intero sistema economico italiano e sul settore delle utilities in particolare. L’adozione di un approccio keynesiano evoluto soprattutto per le grandi infrastrutture potrebbe avere un ruolo fondamentale per una nuova competitività del sistema Paese.

          Nel rilancio delle grandi opere pubbliche, che va fatto in tempi brevi proprio per venire incontro ad una fase recessiva del ciclo economico, è opportuno individuare alcune opere strategiche, di grandi dimensioni, su cui far confluire i finanziamenti. Occorrono, secondo molti, misure di finanza pubblica in coordinamento con l’Europa: si è pensato in particolare ad un’azione concertata per le opere già considerate cantierabili come la Torino – Lione e il traforo del Brennero laddove potrebbero essere messi a disposizioni finanziamenti provenienti dall’istituzione di fondi sovrani europei, dalla BEI e dal settore privato. Alcuni partecipanti hanno però messo in guardia da un ritorno troppo pesante dello Stato nell’economia: è opportuno sostenere la domanda ma bisogna evitare di entrare pesantemente nel capitale delle imprese. Da parte loro le imprese hanno in questo periodo molti problemi a chiudere i bilanci e lamentano lungaggini burocratiche per le autorizzazioni e periodi esageratamente lunghi per le cantierizzazioni.

          Altro problema non secondario è l’eccessiva corsa al ribasso nelle offerte di gara: è indispensabile un maggiore controllo per garantire la correttezza delle offerte ed eliminare eventuali anomalie.

          Sul fronte più generale delle utilities il dibattito si è orientato su una serie di valutazioni dei processi di liberalizzazione. Si è generalmente concordato sul successo della liberalizzazione del settore energia mentre sono state evidenziate le molte carenze legate ad una non compiuta liberalizzazione in altri settori strategici quali, ad esempio il trasporto pubblico locale. Da molte parti si è anche sollevata la questione della riforma del Titolo V della Costituzione necessaria per tornare a dare al governo centrale importanti competenze soprattutto in materia di energia e per eliminare l’eccessivo numero di livelli decisionali: comuni, province regione, stato ed livello europeo. È stata, infatti, da molti auspicata più chiarezza sulle competenze. Sul fronte del settore dei trasporti a livello nazionale si è sottolineata l’eccessiva presenza di aeroporti in Italia che sono ormai più di cento. Si è quindi proposto di ridurne il numero, concentrandosi maggiormente su quelli ad alto traffico.

          Un impulso maggiore dovrebbe avere anche il trasporto via mare, in questo momento penalizzato sia sul fronte commerciale che su quello del trasporto passeggeri. Maggiori finanziamenti al trasporto via mare potrebbe aiutare a sviluppare più adeguatamente l’intero settore. Quanto ai servizi offerti al cittadino si è discusso sia di qualità che di prezzi . Questi ultimi – soprattutto nel trasporto locale ma anche in quello nazionale – sono stati considerati troppo bassi sia in assoluto che se paragonati alla media europea. Prezzi più alti avrebbero però un impatto di tipo strettamente politico e di gestione del consenso che pone non pochi problemi alle amministrazioni pubbliche locali e al governo centrale. Se si privatizza un servizio occorre anche che non si generino problemi occupazionali perché altrimenti si mette in pericolo la coesione sociale e si rischia di arrivare ad una divergenza tra logiche di efficienza e logiche di buona politica locale.

          Serve quindi una visione equilibrata di lungo periodo che, senza dimenticare i diritti del cittadino, riesca a salvaguardare parametri di efficienza finanziaria e di gestione.

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