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Il ruolo dello sport nella società e nelle relazioni internazionali

  • Milano
  • 30 Novembre 2025

        Lo sport rappresenta oggi uno dei fenomeni sociali, culturali ed economici più rilevanti della contemporaneità. La sua forza non risiede soltanto nella dimensione agonistica o spettacolare, ma nella capacità di condensare e rendere operativi valori universali quali il rispetto, la reciprocità, la cooperazione e il merito. In questo senso, lo sport non è un semplice intrattenimento, bensì un linguaggio globale che incide sulla costruzione delle comunità, sull’educazione dei cittadini e sulle relazioni tra Stati.

        Alla base della pratica sportiva vi è una concezione della competizione che ha diverse anime: se da una parte “cum-petere” significa “cercare, dirigersi insieme” – a indicare una forma alta di cooperazione regolata – dall’altra la parola atleta nasce da ἆθλον, che significa lotta, e agonismo deriva da ἀγών, che significa competizione, fisica e/o intellettuale. La competizione sportiva, fondata su regole condivise e sulla parità delle condizioni, valorizza l’eccellenza senza produrre esclusione, promuovendo una gerarchia del merito quanto più possibile compatibile con l’uguaglianza sostanziale. Questo impianto valoriale trova la sua massima espressione nell’olimpismo, che da oltre un secolo propone un modello di convivenza pacifica basato sul riconoscimento dell’altro e sul rispetto incondizionato della dignità umana.

        Sul piano sociale, lo sport svolge una funzione strutturale nel rafforzamento della coesione e del benessere collettivo. Numerose evidenze empiriche mostrano come la diffusione della pratica sportiva sia correlata a migliori indicatori di qualità della vita, salute psicofisica e capitale sociale. Dove lo sport è presente in modo capillare – attraverso infrastrutture, associazioni e politiche pubbliche – le comunità risultano più resilienti, inclusive e sicure. Non è un caso che la Costituzione italiana abbia recentemente riconosciuto esplicitamente il valore educativo, sociale e di promozione del benessere dell’attività sportiva, sancendo un principio che rafforza il legame tra sport e cittadinanza.

        In questa prospettiva, lo sport assume un ruolo cruciale nelle politiche educative e di inclusione, soprattutto nei contesti urbani segnati da marginalità e disuguaglianze. Progetti di rigenerazione territoriale che integrano lo sport come presidio sociale dimostrano come la pratica sportiva possa contribuire a ricostruire fiducia, senso di appartenenza e identità condivise, in particolare tra i giovani e nelle comunità multiculturali. Lo sport offre infatti una “tribù inclusiva”, capace di accogliere identità multiple senza fondarle sul conflitto, ma sulla cooperazione e sul rispetto delle regole.

        Accanto alla dimensione sociale, lo sport è oggi un potente motore economico. Esso alimenta filiere industriali complesse, muove investimenti pubblici e privati, genera occupazione e contribuisce in modo significativo al prodotto interno lordo. I grandi eventi sportivi, in particolare le Olimpiadi, concentrano in poche settimane un’attenzione globale senza eguali, raggiungendo miliardi di persone e creando un impatto economico, mediatico e simbolico che nessun’altra istituzione è in grado di eguagliare. Tuttavia, tali eventi pongono anche sfide rilevanti in termini di sostenibilità, legacy infrastrutturale e governance, richiedendo capacità manageriali avanzate e una visione di lungo periodo.

        In questo contesto, il ruolo dei media e delle piattaforme digitali è diventato centrale. Lo sport è ormai parte integrante dell’economia dell’attenzione e si sta trasformando in un ecosistema permanente di contenuti, dati e relazioni. La transizione digitale, l’uso dell’intelligenza artificiale e degli analytics stanno ridefinendo non solo la performance atletica, ma anche i modelli di business e di governance dello sport, aprendo opportunità di democratizzazione dell’eccellenza e di riduzione dei divari tra Paesi e territori.

        È tuttavia sul piano delle relazioni internazionali che lo sport esprime una delle sue funzioni più strategiche. Storicamente, lo sport ha agito come strumento di soft power, contribuendo alla costruzione dell’immagine e dell’identità delle nazioni. Le competizioni internazionali rafforzano il senso di appartenenza nazionale, mentre atleti e squadre diventano ambasciatori informali di valori, stili di vita e competenze produttive. Allo stesso tempo, lo sport ha anticipato o riflesso tensioni geopolitiche, mostrando come spesso non sia davvero neutrale ma profondamente intrecciato con la politica. È il caso ad esempio dello sportswashing, che ha interessato tanto le Olimpiadi moderne – si veda Berlino 1936 – quanto grandi eventi sportivi come i mondiali di calcio in Argentina nel 1978 o in Qatar nel 2022.

        La diplomazia sportiva rappresenta oggi una dimensione sempre più matura e strutturata delle relazioni internazionali. Attraverso iniziative multilaterali, come la tregua olimpica promossa alle Nazioni Unite, e attraverso strategie nazionali di promozione degli eventi e delle eccellenze sportive, lo sport diventa un canale privilegiato di dialogo anche in contesti di conflitto. La sua forza risiede nella capacità di connettere società civili laddove la diplomazia tradizionale incontra limiti, creando spazi di incontro fondati su regole condivise e fiducia reciproca.

        In conclusione, lo sport si configura come un’infrastruttura immateriale della società contemporanea, collocata all’intersezione tra economia, cultura e politica. La sua capacità di produrre valore – sociale, simbolico ed economico – dipende dalla coerenza tra i valori proclamati e le pratiche adottate da istituzioni, organizzazioni e leader. In un XXI secolo segnato da crisi sistemiche, trasformazioni tecnologiche e tensioni geopolitiche, lo sport offre una grammatica universale per ripensare le relazioni umane e internazionali, ricordando che la competizione più alta è quella che si gioca insieme, nel rispetto delle regole e della dignità di tutti.