Il sistema sanitario italiano si trova di fronte a sfide decisive, che possono essere riassunte in tre parole chiave: invecchiamento, innovazione e investimenti. Queste sfide si collocano in un contesto geoeconomico internazionale segnato da una progressiva riduzione della popolazione, da un rapido invecchiamento demografico e dall’aumento del carico di patologie croniche.
Per farvi fronte, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) deve adottare una strategia integrata che preveda il lancio di una piattaforma nazionale di diagnostica avanzata basata sull’intelligenza artificiale, il superamento del meccanismo del payback e una più chiara distinzione dei finanziamenti tra prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione e cure palliative, da un lato, e interventi relativi a disabilità croniche, non autosufficienza e lungodegenza, dall’altro. Servono inoltre modelli di finanziamento mirati per le tecnologie ad alto costo unitario, un nuovo modello di presa in carico dei pazienti, un ripensamento della filiera in chiave di valore e la creazione di un sistema ecologico fondato su procedure semplificate, incentivi mirati e una rete di ricerca ampliata, capace di attrarre investimenti. A completare il quadro, la riforma della governance e il rafforzamento delle partnership pubblico-privato.
Le principali linee di azione del governo partono dall’incremento del finanziamento del SSN, che per il 2025 è stato portato a 143 miliardi, destinati all’assunzione di mille medici e tremila infermieri, oltre che agli aumenti retributivi. Altri interventi riguardano la riduzione delle liste d’attesa e l’attuazione delle misure previste dal PNRR, in particolare l’ammodernamento delle tecnologie, il potenziamento dell’assistenza territoriale, l’attivazione della piattaforma digitale e l’introduzione del Fascicolo Sanitario Elettronico. È inoltre al vaglio dell’esecutivo un disegno di legge delega volto a dare organicità e semplificare la normativa stratificatasi nell’ultimo quarto di secolo.
Le politiche sanitarie devono tuttavia confrontarsi con i vincoli della finanza pubblica, che impongono un’attenta valutazione dell’impatto dei diversi provvedimenti. È possibile intervenire sulla razionalizzazione della spesa, in particolare attraverso un ribilanciamento tra spesa per servizi reali e trasferimenti alle famiglie, in un’ottica di ripensamento del sistema di welfare, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza alle disabilità croniche, alla non autosufficienza e alla lungodegenza.
Occorre inoltre discutere la possibilità di sperimentare alcune proposte emerse nel dibattito pubblico, come il finanziamento delle aziende sanitarie sulla base dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali e la revisione del meccanismo di payback, inclusa la ridefinizione dei tetti di spesa. In questa prospettiva, il processo di digitalizzazione e l’uso dei dati a fini di ricerca – con l’obiettivo di inserire il Paese nello sviluppo dell’European Health Data Space – assumono un ruolo centrale.
Un’ulteriore priorità riguarda la predisposizione di un nuovo Piano Sanitario, assente dal periodo 2006-2008, che riservi particolare attenzione alla prevenzione e all’educazione alla salute. L’aumento dei bisogni generato dal progresso scientifico e tecnologico può essere affrontato non solo razionalizzando i servizi, ma anche promuovendo stili di vita in grado di ritardare l’insorgenza delle malattie e delle cronicità. In questo contesto rimane decisivo il contributo del terzo settore, che non va considerato una supplenza alle carenze del SSN, bensì parte integrante del sistema di offerta.
Va inoltre ribadita l’importanza delle partnership pubblico-privato nella prospettiva della creazione di valore lungo l’intera filiera delle life sciences. Queste partnership consentirebbero, da un lato, di attrarre investimenti privati e, dall’altro, di generare sinergie in termini di know-how tecnologico, competenze manageriali e disponibilità di profili professionali difficili da trattenere nel settore pubblico.
Un altro aspetto cruciale riguarda l’introduzione di sistemi di misurazione. Pur riconoscendo alcuni ritardi nell’applicazione della norma che definisce gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi per l’assistenza ospedaliera in Italia (DM 70/2015), è stato rilevato che tale decreto ha contribuito alla razionalizzazione dell’assistenza ospedaliera. Più lenta appare invece l’attuazione del DM 77/2022, che definisce standard strutturali e di dotazione del personale – per il quale permane una carenza – ma non ancora standard di prestazioni e di impatto. Su questo fronte, AGENAS è impegnata ad accelerare la raccolta di informazioni utili e la diffusione delle buone pratiche, in raccordo con il Ministero della Salute e le Regioni. È tuttavia necessario distinguere tra disponibilità dei dati e sviluppo della conoscenza, chiarendo le finalità delle elaborazioni.
Da ultimo, tra le sfide del settore, va ricordata la formazione di medici, infermieri e altri professionisti della salute, che dovrebbe includere anche gli aspetti economici, organizzativi e di sistema. La cultura specialistica tende infatti a privilegiare la diagnosi e la cura ottimale del singolo paziente, trascurando talvolta l’impatto complessivo sulla sostenibilità economica e sociale.

