Il Dialogo degli Aspen University Fellows si ispira agli Aspen Leadership Seminars, il programma centrale e di riconosciuto successo della tradizione di Aspen Institute negli Stati Uniti che da oltre settantacinque anni costituisce un modello di alta formazione, dibattito e riflessione.
Attraverso l’esame e la discussione di testi di autori classici e contemporanei, il dibattito si è sviluppato su due direttrici: la prima riguarda la riproposta, in chiave contemporanea, della domanda che Paul Valéry si poneva nel 1919: che cos’è lo spirito europeo? Cosa è stato ieri, che cosa è oggi? L’Europa ha generato il pensiero filosofico-scientifico, le sue strutture e i suoi sogni, ma arranca dietro alla Cina e agli Stati Uniti. Lo spirito europeo è in contraddizione con il mondo che ha generato? Qual è il percorso intrapreso dalle altre grandi potenze mondiali, a iniziare dalla Cina? Come rispondere alla domanda di Thomas Mann se “la tradizione mediterranea classico-umanistica sia una parte costitutiva dell’umanità e perciò umanamente eterna o sia stata soltanto la forma spirituale e accessoria di un’epoca della borghesia liberale e possa quindi estinguersi con essa?”. Oltre le tentazioni autoreferenziali, ci si interroga su cosa unisce gli europei, quale esito avrebbe quel “plebiscito quotidiano” che richiede l’essere una nazione, quale progetto o visione possa rilanciare l’Europa che oggi alcuni vedono “intrappolata fra meravigliosi ricordi e smisurate speranze” (Valéry).
La seconda direttrice del seminario ha riguardato l’esplorazione del “mondo nuovo” generato dalle prospettive dell’intelligenza artificiale e del progresso scientifico in ambiti di frontiera, ad esempio la salute e lo spazio. Dal mondo dell’altroieri (l’avvento dell’elettronica, il personal computer) ci si è spinti a quello di dopodomani (l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, le nuove frontiere della vita, le nuove forme di governo, la capacità di un pensiero autonomo non condizionato da bolle informative, le prospettive della sicurezza e difesa). Com’era stato immaginato il mundus novus tecnologicus appena quaranta fa (con l’avvento del personal computer)? Come si sta concretamente realizzando? E lo spirito europeo è ancora utile in questo viaggio? L’asimmetria con altre aree del mondo resta un nodo irrisolto quando si prova a tenere insieme una regolamentazione fondata sui valori umanistici europei, il libero sviluppo della creatività e l’avanzamento di applicazioni d’impresa che spingono verso frontiere ancora inesplorate, anche sul piano etico.
La generazione Z, che sperimenta l’Europa del programma Erasmus e del lavoro “liquido”, e in prospettiva affronterà la fragilità dei sistemi di welfare, la crisi demografica, la velocità del cambiamento, deve identificare nuove risorse e obiettivi per mantenere una prosperità condivisa di lungo periodo. Fra nuovi conflitti, guerre calde e fredde, il sogno della “pace perpetua” che l’Europa ha realizzato come suo primario obiettivo non è più assicurato. Nella de-globalizzazione e nel nuovo multilateralismo l’Europa rimane periferica. Sono sfide che devono essere affrontate, anche alimentando un elevato investimento in formazione continua dei giovani, e affermando lo spirito critico e autonomo necessario a costruire un modello europeo rilanciato da nuovi programmi e da nuovo pragmatismo.


