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Attività

Innovation and growth: an agenda for tourism

    • Milan
    • 26 November 2018

          (Italian version) Il turismo è una delle maggiori fonti di ricchezza per l’economia italiana che, non potendo fare affidamento su grandi risorse naturali, deve puntare sulla valorizzazione di quelle culturali e paesaggistiche accanto alle proprie capacità di trasformazione ed esportazione di beni. Il settore e il suo indotto contribuiscono al PIL per l’11,8% e all’occupazione per il 12,8%. 

          Il quadro attuale del settore presenta tanto elementi critici quanto prospettive di speranza. In particolare emerge la contraddizione di un Paese che è primo al mondo per numero di siti UNESCO ma solo quinto nella classifica delle prime destinazioni, in coda a Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina. Questa situazione denota una dotazione nazionale di grande potenziale per il turismo da un lato, e dall’altro l’incapacità del sistema di sviluppare questo potenziale e trasformarlo in fonte di sostegno e crescita per i territori.

          Tra le note positive figurano le previsioni di crescita della domanda turistica globale, che secondo la World Tourism Organization delle Nazioni Unite dovrebbero mostrare un tasso medio annuo del +3% fino al 2030. Altrettanto significativo è il fatto che, per la prima volta nel 2017, il numero di presenze internazionali nelle strutture ricettive ha superato quello delle presenze italiane. Anche il Piano Strategico di Sviluppo del Turismo 2017-2022 ha segnato un passaggio decisivo per l’Italia da diversi punti di vista, primo fra tutti quello metodologico che ha visto un’interazione positiva tra governo e regioni, e parimenti tra pubblico e privato. Il metodo del dialogo e delle sinergie ha portato ad altri risultati dall’impatto più circoscritto ma non meno rilevante: si veda ad esempio l’iniziativa progettuale Trame d’Italia, lanciata a Roma il 22 maggio 2018, che ha visto un forte coinvolgimento anche del mondo no-profit.

          Permangono anche numerosi nodi da sciogliere, come una dicotomia politica centro-periferia non risolta, la debolezza infrastrutturale che affligge in particolare il Mezzogiorno ma anche aree periferiche del Centro-Nord, la mancanza di una adeguata cultura dell’accoglienza, la necessità di aggiornare il sistema della formazione turistica. La maggiore sfida riguarda la valorizzazione di un patrimonio culturale e paesaggistico complesso in un contesto di sovraffollamento di alcune destinazioni, come Roma, Firenze e Venezia “consumate” dal notevole impatto del turismo di massa, e di una carenza di presenze in aree ad elevato potenziale, ma meno note. Solo nel caso di una mancata soluzione di questo problema l’overtourism appare come un rischio, mentre lo spazio di crescita è ancora ampio. Ma sarà il sistema a dover trovare metodi e strumenti per convogliare l’interesse e i movimenti dei viaggiatori verso un portafoglio di mete più ampio e un’adeguata destagionalizzazione dei flussi.

          Le direzioni da perseguire sono chiare e condivise.  In primo luogo si deve mirare a uno spostamento verso un livello di utenza elevato, dal momento che il turismo di qualità rende di più grazie alla maggiore capacità di spesa, e impatta meno sui territori. In secondo luogo occorre far convergere le numerose iniziative spontanee – e talvolta non coordinate – in una strategia coerente di respiro nazionale, che fissi chiaramente obiettivi e priorità e nel tempo venga monitorata nei risultati e aggiornata, senza subire stravolgimenti. Infine, è necessario risolvere l’ambiguità della governance tra potere politico centrale e locale, un ambito in cui la digitalizzazione può offrire soluzioni tecniche che consentano una migliore integrazione di gestione. Non meno importante sarà la capacità di raccontare il Paese e i suoi territori, costruendo una forza di brand nazionale e locale senza disperdere risorse in località a basso potenziale. Le modalità di concretizzazione di queste direttrici di sviluppo possono essere raggiunte solo mettendo al tavolo tutte le parti e lavorando come sistema.

          Parallelamente occorre preparare il settore alle opportunità che si affacciano all’orizzonte, come i mutamenti di preferenze dei viaggiatori – il 50% dei quali già nel 2025 saranno millennials che cercano valore in autenticità, sostenibilità del turismo e modalità di scelta e fruizione digitali – o come quelle offerte dalle nuove tecnologie che promettono maggiore facilità di connessione al mercato mondiale e nuove soluzioni tecnologiche che abilitano modalità di fruizione in grado di soddisfare la fame crescente di turismo esperienziale, ma anche il grande impatto dato da eventi culturali, festival e nicchie importanti come il turismo religioso, quello studentesco, quello sportivo. Da questo punto di vista lo sforzo in investimenti in strutture, innovazione e soprattutto in capitale umano sarà decisivo.

          Nel complesso emerge che il Paese ha fatto negli ultimi anni diversi passi avanti, ma esistono Paesi che si muovono con velocità ed efficacia notevolmente superiori ed è sempre più urgente recuperare il tempo perduto e il divario accumulato.

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