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Attività

Trend di consumo e Made in Italy

    • Perugia
    • 14 Maggio 2017

          Il Made in Italy vanta primati importanti e un posizionamento forte nell’economia mondiale, per quanto riguarda le produzioni di qualità. Eppure non può solamente vivere dei successi del passato: la forte contrazione del mercato domestico obbliga le aziende a cercare opportunità in Paesi lontani e a conquistare nuove fasce di consumatori. La sfida, per un tessuto di imprese medie e piccole, è duplice e impegnativa: da un lato devono capire come vendere nei mercati più distanti e promettenti (Cina in testa), dall’altro sono chiamate a lavorare su quella nuova frontiera dei consumatori rappresentati dai millenials, i nativi digitali protagonisti di nuovi stili di consumo.

          Il fattore abilitante comune a queste due sfide è la tecnologia. Tuttavia, una semplice piattaforma di e-commerce non basta a conquistare i clienti cinesi e nemmeno i giovani europei. I cambiamenti che ruotano intorno al nuovo paradigma della sharing economy hanno sostituito il consumo come elemento costruttivo dell’identità sociale, mettendo al centro l’esperienza. E per offrire l’esperienza che i consumatori vogliono è sempre più necessario che le aziende siano data driven e cioè sappiano raccogliere, elaborare e utilizzare al meglio le informazioni che – attraverso la tecnologia – i clienti possono fornire loro.

          Il Made in Italy di eccellenza ha le potenzialità per rispondere a queste sfide. Il semplice fatto che un prodotto sia “fabbricato in Italia” però non basta. Il cliente – soprattutto in mercati lontani –  cerca, in un prodotto, lo stile di vita italiano. Per questo la manifattura deve creare maggiori sinergie con il turismo per far si che chi viene in Italia compri e continui a comprare, anche a casa, i prodotti che ha apprezzato durante la vacanza. In tale ambito, l’industria italiana di eccellenza può diventare essa stessa destinazione di un turismo esperienziale, in cui i processi di produzione, soprattutto quelli di alta gamma, possono attrarre e conquistare turisti e quindi nuovi consumatori.

          In ogni caso lo scenario dei mercati mondiali obbliga la manifattura italiana  a un cambiamento culturale forte. Non solo bisogna tornare a investire sulla formazione – ad iniziare da quella formazione tecnica di qualità che in Italia si è persa insieme ai vincoli fra scuola e industria – ma anche attrezzarsi culturalmente a un mondo in cui l’unica prospettiva stabile sarà quella del cambiamento. Perché solo con il cambiamento e l’innovazione l’Italia potrà mantenere al centro della scena mondiale il proprio patrimonio di eccellenze industriali.

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