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Attività

Tavola rotonda Intergenerazionale – Il museo del futuro

    • Milano
    • 9 Maggio 2017

          Il sistema museale italiano ha vissuto negli ultimi tre anni un grande cambiamento, a seguito di una riforma che ha posto al centro del proprio programma l’idea di museo come istituzione nazionale. In questo quadro sono quattro gli obiettivi che qualificano la missione museale: la conservazione, la formazione, la ricerca e la comunicazione.

          Intorno a questi obiettivi condivisi sono emerse nel dibattito come cruciali e controverse alcune questioni aperte:

          – anzitutto la dialettica tra locale e nazionale (ovvero istituzionale o globale)  che si dà sia in termini di patrimonio che di politica e responsabilità. Pensare i musei come istituzioni nazionali certamente assicura loro un quadro legislativo e gestionale omogeneo, ma rischia di limitare le autonomie e le specificità locali, che a livello di patrimonio sono spesso, in Italia, fortissime. D’altra parte, la grande dimensione conta. No ad accentramenti, ma occorre una governance che sappia collegare i piccoli musei ai grandi poli museali nazionali, luoghi simbolo di primaria attrazione, e avere progetti che creino economie di scala: dall’uso condiviso delle tecnologie al marketing. Quindi non solo autonomia e sburocratizzazione, ma anche rete e condivisione. Il caso, ad esempio, della Sicilia è emblematico: l’autonomia regionale genera una impermeabilità per le istituzioni museali locali alla capacità di fare sistema su scala nazionale.   

          – il rapporto fra pubblico e privato, da tutti indicato come virtuoso e auspicabile, ma ancora non facilmente e chiaramente regolamentato. Il successo dell’Art Bonus (credito d’imposta a sostegno del mecenatismo a favore del patrimonio culturale di proprietà pubblica) dovrebbe essere esteso anche ai beni culturali privati. Questi beni che sono parte della storia italiana possono essere componente rilevante dell’offerta nazionale di “bellezza”: si pensi alle ville e giardini storici, ed alle collezioni in esse contenute e a quelle di imprese, banche o fondazioni. Questa offerta dovrebbe emergere attraverso strumenti di fiscalità di vantaggio, partnership e iniziative di sistema che incentivino una collaborazione pubblico-privato per promuovere percorsi più ricchi e integrati sul territorio italiano (generando il “museo diffuso” attraverso esperienze come “Trame d’Italia” di Fondazione Accenture ). 

          – il gioco fra personalizzazione e condivisione: il museo sempre più deve essere luogo e occasione di costruzione di comunità, partecipazione, impegno, pur offrendo esperienze più personalizzate e differenziate. Nel mondo continuano a nascere musei: la competizione basata sulla capacità attrattiva si gioca sul passaggio dal vecchio concetto di “visita” alla capacità di offrire un’esperienza unica, che solo in quel luogo può essere realizzata pienamente. I musei devono essere capaci di offrire un soft power embracement, un coinvolgimento che influenza, arricchisce e mobilita i visitatori, sulla base di un’esperienza persuasiva, generando energia che si irradia al territorio circostante. Realizzando valore economico e occupazione specializzata (come dimostrano i dati di New Tate Gallery o del museo di Bilbao).      

          – il ruolo delle nuove tecnologie, cruciali nella ricerca, nella presentazione, nella comunicazione e nella mobilizzazione dei contenuti del museo, ma da sole incapaci di realizzare gli obiettivi prima indicati. Le tecnologie sono risorse non sostitutive dell’esperienza estetica museale, ma significative nell’arricchirla e promuoverla. Non solo verso i millenials, i nativi digitali, ma anche per le generazioni più mature e con un riferimento specifico al superamento dell’accessibilità al patrimonio museale per i diversamente abili e gli anziani.  

          – l’importanza della formazione di personale specializzato e preparato a queste nuove sfide che i musei pongono, non più spazi di esposizione ma luogo di esperienza, di un’esperienza che si confronta anzitutto col tempo. Servono Consigli di Amministrazione e comitati di indirizzo con persone più dedicate e appassionate,  Direttori di musei che, oltre alla gestione, siano anche dei leader ispiratori. I musei devono essere luoghi di ricerca e formazione. Una formazione, in particolare indirizzata ai più giovani, non solo sulla storia dell’arte, ma anche sulla capacità di vivere un’esperienza estetica attraverso cui leggere, nelle opere d’arte, l’Italia e i suoi valori diffondendoli nel mondo.

           

          Il “museo del futuro” e le sfide Aspen. Tra memorie d’impresa e innovazione digitale di Antonio Calabrò _ huffingtonpost.it

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