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Attività

Gli investimenti esteri in Italia come driver di sviluppo

    • Milano
    • 18 Novembre 2019

          L’Italia ha un grande potenziale per l’attrazione di investimenti ma presenta ancora molti, troppi, fattori che frenano l’arrivo di capitali stranieri. I dati sulla presenza delle multinazionali offrono un quadro di luci e ombre: per quanto riguarda il settore manifatturiero, il più rilevante per la seconda potenza industriale d’Europa, quasi il 20% degli addetti fa capo a multinazionali estere, una quota che sale al 25% nella meccanica, fiore all’occhiello del made in Italy. Queste aziende hanno performance più positive (nel 2015/2017 hanno registrato un punto percentuale in più di fatturato rispetto alle italiane) e creano maggiore occupazione, rappresentando in generale un apporto economico per l’economia nazionale pari a quello del l’intero settore automotive.

          Nelle operazioni di investimento c’è però una netta prevalenza di acquisizioni (70%), mentre gli investimenti greenfield sono meno di un terzo del totale. Un segnale significativo della difficoltà che investitori e aziende internazionali hanno a fare impresa in Italia. Il primo passo che il Paese dovrebbe compiere è stabilire, nel quadro di una politica industriale di lungo periodo, quali investimenti esteri attrarre e dove attrarli.

          Attualmente il Nord (Lombardia in testa) monopolizza gli investimenti esteri. Eppure – come ben dimostrano le recenti vicende di Taranto – il Sud ha maggiormente bisogno di fondi ed energie per il rilancio industriale. Una programmazione degli investimenti lasciata interamente alla scelta degli attori internazionali non tiene conto, poi, della crescente competizione fra Paesi per attrarre capitali esteri e delle misure messe in campo dai concorrenti dell’Italia.

          Se rimane cruciale garantire una maggiore stabilità del quadro normativo e politico, fattori che influenzano notevolmente i flussi di investimento in arrivo, è necessario senza dubbio anche un cambio di mentalità: la visione troppo diffusa degli investimenti esteri come minaccia all’economia nazionale – alimentata anche da una certa diffidenza del settore pubblico verso gli attori stranieri privati – rappresenta un ulteriore freno agli investimenti.

          Non bisogna dimenticare che la presenza di multinazionali e investitori stranieri è un elemento capace di accrescere la competitività del sistema italiano. I dati dimostrano che le multinazionali estere portano maggiore innovazione, oltre a rappresentare una scuola manageriale che crea a fa circolare competenze. Inoltre, la presenza di grandi gruppi industriali internazionali aumenta le possibilità di internazionalizzazione dell’indotto, con vantaggi importanti per il tessuto nazionale di piccole e medie imprese.