Vai al contenuto
Attività

L’Africa nel secolo della nuova energia

    AspeniaTalks
    • Roma
    • 27 Settembre 2017

          L’Africa sta cambiando. Crescono e corrono alcuni Paesi, altri vanno più a rilento. Ma è tutto il continente ad avere un alto potenziale – in alcuni casi inespresso. Quel che soprattutto conta, nel cambiamento, è immaginare uno scenario di sostenibilità. E lavorare sull’aggiornamento dei sistemi giuridici: senza regole è più difficile attrarre investimenti privati. L’innovazione deve far parte di questi progressi e dei cambiamenti nel fare business. Un fatto, questo, ancor più vero nel settore strategico dell’energia. La direzione corretta è quella di un giusto mix, in cui spiccano le energie rinnovabili che vivono un periodo di notevole riduzione dei costi.

          Che l’Africa sia strategica nel nuovo secolo dell’energia lo ha capito da tempo in primo luogo la Cina che ha fortemente investito sulle energie rinnovabili investimenti pari a 78 miliardi di dollari, seguita dagli Stati Uniti con 46.  Per alcuni versi l’approccio cinese è senza dubbio criticabile, ma ha avuto il grande merito di rimettere l’Africa al centro. Ecco perché anche l’Europa deve abbandonare il suo approccio tradizionale e passare da una visione post-coloniale e vagamente pietistica  ad una maggiormente realistica.

          L’Africa per più di trenta anni è quasi sparita dalla storia e dalla geopolitica nonché dallo spazio mediatico. È invece necessario inquadrare l’Africa in un contesto nuovo. Non solo fonte di paura a motivo della crescita esponenziale delle migrazioni, ma realtà che resta centrale nello spazio geopolitico. Lo ha capito la Turchia che ha aperto 30 nuove ambasciate in Africa. E lo ha capito bene anche l’Italia che ha portato in Africa il più alto numero di imprese su scala europea. È cambiato il modello della cooperazione italiana allo sviluppo. Non più finanziamenti a pioggia alle leadership locali dai dubbi e quasi inesistenti ritorni, ma finanziamenti di progetti, bandi per le imprese, missioni con imprenditori in vari paesi africani. Inoltre, a livello europeo sono stati già stanziati 40 miliardi. 

          In questo contesto il Marocco è un modello interessante. Importa energia per il 97% di cui 95% di idrocarburi.  Negli ultimi dieci anni il Marocco ha adottato un nuovo piano energetico per il quale è cresciuto il ricorso ad energie rinnovabili – in terra marocchina è presente uno dei più grandi impianti solari al mondo – ed è aumentato il consumo di gas.

          Restano in ogni caso le fragilità africane: oltre alla carenza di sistemi legali di riferimento sono ancora troppo forti i monopoli nazionali e il reddito pro capite rimane ancora basso mentre e i costi di storage restano alti. L’accesso alla finanza è ancora poco diffuso e si è auspicato un maggiore impegno delle istituzioni finanziarie internazionali.  

          • Martin Catchpole, Nasser Saidi, Andrea Cabrini, Mario Giro,  Abderrahim El Hafidi e Francesco Starace
          • Martin Catchpole, Nasser Saidi, Giulio Tremonti, Andrea Cabrini, Mario Giro e Abderrahim El Hafidi  
          • Martin Catchpole e Nasser Saidi
          • Martin Catchpole, Nasser Saidi, Giulio Tremonti, Andrea Cabrini, Mario Giro e Abderrahim El Hafidi
          • Martin Catchpole e Nasser Saidi