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Attività

La grande convergenza. Innovazione energetica e nuova economia

    • Roma
    • 20 Novembre 2019

          Sarà la convergenza tecnologica ed economica di rete elettrica e gas naturale a caratterizzare la transizione energetica futura e spetterà ad un sistema dei trasporti moderno contribuire a creare un sistema energetico più sostenibile efficiente e circolare. Si andrà verso un cambio del mix energetico: se, infatti, oggi il 46% della produzione elettrica è ricavata da carbone e energia nucleare, per il 2030 si prevede una considerevole crescita delle energie rinnovabili. Gestire la transizione al meglio significherà, dunque, tenere conto della sostenibilità ambientale e di quella economica.

          Sarà opportuno accelerare il processo di decarbonizzazione in Europa dove il 60% dell’energia si ottiene da energie rinnovabili anche a causa dell’abbandono del nucleare da parte della Germania. Senza che, per questo, debba esserci una decarbonizzazione scriteriata: la transizione va gestita in modo prudente e deve far leva sulle nuove tecnologie per migliorare l’efficientamento energetico. Sole e vento non sono sempre disponibili, a motivo del mutamento delle condizioni atmosferiche, e, quindi, la fornitura energetica deve trovare altre fonti.

          Negli ultimi anni sono state molte le start up che hanno potuto offrire alternative tecnologiche innovative. Le reti di distribuzione elettrica potranno contribuire ad alimentare l’energia necessaria a vari settori, primo fra tutti quello della mobilità: molto si sta lavorando anche con nuove start  up ad aumentare la durata della carica delle batterie che servono il sistema elettrico delle automobili.

          Usa Ue e Giappone superano il 50% delle emissioni presenti nell’atmosfera ed hanno solo il 17% della popolazione. Secondo una classifica presentata durante il dibattito e riguardante il rapporto tra CO2 e PIL, la Russia si trova in prima posizione seguita da Cina, Stati Uniti e India. Più virtuosa è la Francia. C’è chi però fa notare che l’Ue pesa soltanto per il 10% perché la delocalizzazione industriale ha portato ad un abbassamento del livello di CO2. Se però poi l’Europa importa molti prodotti dall’Asia è probabile che il livello di CO2 probabilmente risalirà. Si è poi osservato che la nuova potenza istallata in Asia è prevalentemente riconducibile a materie fossili come petrolio, gas e carbone.

          L’Italia non solo ha la leadership delle tecnologie per l’efficienza energetica ma deve prendere decisioni strategiche per entrare nel mercato del gas nel modo più opportuno. A fronte della odierna finestra di opportunità l’Italia deve avere la capacità di approfittare e di giocare la sua partita per evitare il monopolio tedesco che conta sulla capacità di scommettere su un livello basso del prezzo. Fino al 2040 il settore industriale avrà comunque necessità di approvvigionamento del gas: l’Italia ha un alto potenziale di diversificazione, ma deve evitare che le regole del gioco siano in capo alla Germania. Anche la Russia naturalmente fa parte del gioco, con la sua quota di mercato del 50% e la Germania deve riuscire a non essere dipendente nel rapporto con la Russia, sostenuta in questo obiettivo dagli Stati Uniti.

          Si è concordato sulla necessità di nuovi e corposi investimenti in energia: la stima è di 500 miliardi di euro per il periodo 2021- 2030.  Se giungessero a buon fine porterebbero ad un aumento del PIL tra lo 0,3% e lo 0,4%.

          L’attuale mix energetico è ancora dominato dalle fonti fossili e rimane alquanto sbilanciato, nonostante l’aumento significativo delle fonti rinnovabili. Per il futuro si pensa anche da un nuovo mix tra nucleare rivisitato, eventuale energia proveniente dalla fusione e un forte incremento dell’uso delle batteria elettriche con maggiore capacità di accumulo nel mercato automobilistico.

          La chiave per accelerare una transizione necessaria è realizzarla in modo “business friendly”, combinandola a uno sviluppo economico più sostenibile, senza dimenticare che le politiche di contrasto al cambiamento climatico sono diventate un terreno di competizione ideologica e producono effetti sociali che andranno governati per assicurare un consenso sufficiente.

          • Aspenia Talks – 20/11/2019