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Attività

Italy: we are open for business

    • New York
    • 10 Febbraio 2015

          Un sostanziale ottimismo velato da antichi timori: questa la sensazione più ricorrente negli interventi al terzo New York Summit “Italy meets the United States of America” intitolato quest’anno “Italy: we are open for business”. L’incontro organizzato da Italian Business & Investment, Aspen Institute Italia, Consiglio per le Relazioni tra Italia e Stati Uniti, ha inteso illustrare agli investitori statunitensi “l’opportunità Italia” in termini di incoming e outgoing investment.

          Non più solo pessimismo e cinismo, non più un’immagine di un Paese avviluppato su se stesso e privo di entusiasmo. Cambia la percezione dell’investitore americano, interessato innanzi tutto all’andamento dei progressi delle riforme in atto in Italia: positiva seppur cauta l’impressione dei più. L’ambiente economico italiano offre oggi nuove opportunità di investimento nei settori di eccellenza, soprattutto in alcune nicchie di medie imprese ad alta tecnologia. Non solo, quindi, cibo, moda e design: il mercato italiano viene percepito come un’opportunità, soprattutto per il valore delle PMI, architrave del sistema economico nazionale. Pur nelle difficoltà – tra le maggiori quelle di governance in seguito al passaggio generazionale- le PMI italiane soprattutto quelle di alta tecnologia, suscitano il massimo interesse.

          Restano – si è detto – alcuni punti critici del mercato italiano: una burocrazia lenta, una giustizia farraginosa e, in alcuni casi, senza certezza del diritto con costi altissimi per gli arbitrati. e un sistema fiscale complesso e punitivo. Gli americani lamentano anche che il fallimento di un’azienda sia sottoposto ad una diversa e complessa legislazione rispetto al loro sistema: ecco che, quindi, la giurisprudenza italiana sul fallimento non facilita gli investimenti. La differenza è culturale e normativa. Infine gli investitori americani lamentano anche le carenze del sistema bancario. 

          Al tempo stesso anche il mercato statunitense presenta, in un contesto economico in ripresa, rischi e vantaggi per l’investitore italiano.  Esistono molte opportunità e per questo si sono potenziati i servizi di assistenza finanziaria e logistica alle imprese italiane che scelgono di investire nel mercato americano.

          Serve, quindi, un lavoro di integrazione, è ancora necessario tradurre “culturalmente” il rapporto tra i due Paesi: da parte italiana si lamenta la mancanza di “pazienza” e da parte americana è poco comprensibile la mancanza di trasparenza e la scarsa capacità di comunicazione delle piccole e medie imprese italiane.

          Durante il dibattito sono state anche presentate le esperienze di alcune grandi corporation italiane che sono diventate aziende globali. Sono stati evienziati i buoni risultati di FCA sul mercato americano, dato ormai per acquisito al punto che la strategia futura prevede un “attacco” in grande stile al mercato europeo. Un obiettivo non facile. Anche una grande azienda globale dell’energia come Enel lamenta la mancanza di una coerente politica energetica a livello europeo priva di un contesto normativo armonico che possa consentire previsioni di investimenti a lungo termine. Interessante anche l’esperienza Poste Italiane che sta lavorando alla collocazione del 40 % sul mercato, anche come risultato della diversificazione messa in atto in questi ultimi anni nel settore delle assicurazioni e in quello bancario.

          Una particolare attenzione è stata anche dedicata anche ai negoziati commerciali in corso tra Stati Uniti ed Europa, TTIP. L’amministrazione americana attribuisce alle trattative una grande importanza e anche da parte europea la visione, pur nelle difficoltà, resta positiva.   

          Dal Summit è emerso un certo ottimismo per il futuro. La situazione attuale è sicuramente migliore rispetto quella dei mesi precedenti nei quali si ipotizzava il collasso dell’euro e una grave crisi istituzionale a Bruxelles. Oggi il sistema è in grado di sostenere anche un’eventuale, seppure non auspicata, uscita della Grecia dall’euro.

          • Italy: we are open for business, New York, 10 febbraio 2015
          • Sergio Dompè, Riccardo Illy e Massimo Scaccabarozzi
          • Paolo Gentiloni
          • Sergio Marchionne
          • Sergio Marchionne e Luisa Todini
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