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Attività

Informazione, innovazione, concorrenza: come migliorare la governance multipolare

    • Roma
    • 14 Febbraio 2019

          In coincidenza con l’adozione di regole europee più stringenti per la tutela dei diritti d’autore, discutere di innovazione e concorrenza nel settore dell’informazione significa confrontarsi con la rivoluzione digitale in atto. Gli strumenti di governance ereditati dai tradizionali settori dell’editoria e delle telecomunicazioni non sono adeguati, di per sé, a gestire i cambiamenti in corso, e soprattutto la forte concentrazione di quote di mercato e risorse finanziarie in poche mani – le grandi piattaforme e i grandi operatori digitali (sia in termini di hardware che di software) americani e asiatici. L’Europa si trova stretta tra la volontà di garantire la concorrenza nel  proprio mercato interno (limitando i consolidamenti tra aziende) e la crescente penetrazione degli operatori extra-europei che, nei fatti, viola gli stessi principi di concorrenza leale. La tendenza dei governi a promuovere interessi definiti in chiave soltanto nazionale aggrava il problema, a fronte di processi di continua innovazione tecnologica che richiedono economie di scala e al contempo un quadro normativo coerente. L’intero dibattito deve quindi tenere conto degli ostacoli oggettivi alla creazione di sistemi di governance globale, cioè transnazionale e internazionale.

          Si presenta inoltre l’esigenza di trovare un punto di equilibrio tra innovazione (che presuppone un ecosistema favorevole e la possibilità di sperimentare con una certa libertà) e controllo dei comportamenti secondo regole condivise (fino all’eventuale contrasto di comportamenti illegali). Una soluzione teoricamente equilibrata sarebbe quella di correggere gli effetti di alcune azioni particolarmente dannose, piuttosto che pretendere di regolare in dettaglio le attività digitali.

          Il modello di business adottato dagli attori principali produce in ogni caso fortissime spinte monopolistiche, facendo leva sui big data (grazie agli algoritmi che li utilizzano) per attirare introiti pubblicitari (fornendo spesso servizi in forma gratuita). La volontà di garantire la net neutrality ha spesso frenato i tentativi di regolare questi nuovi mercati, assieme alle tesi secondo cui le piattaforme sarebbero soltanto degli infrastrutture che consentono la produzione e diffusione di contenuti e non invece (anche) dei soggetti attivi in quanto editori. Il risultato ad oggi è che la disseminazione delle notizie e delle opinioni è gravemente distorta dagli specifici interessi di pochi attori, che di fatto favoriscono il confinamento degli utenti in “bolle cognitive”, e dunque pongono una seria sfida per una società aperta e liberale,  e perfino per il pieno funzionamento dei meccanismi democratici. E’ in tale contesto che si inserisce la questione delle fake news e della manipolazione dei flussi informativi, che certamente può essere meglio affrontata se aumenterà il livello culturale e la consapevolezza nel pubblico in senso ampio – un anticorpo comunque fondamentale per orientarsi sulle grandi reti digitali.

          Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale rende ancora più urgente lo sviluppo di nuovi strumenti per monitorare e normare, anche in chiave amministrativa e giudiziaria, gli stessi algoritmi che verranno in modo sempre più massiccio auto-generati dai software. Oltre alla tutela della privacy e di altri diritti individuali, sono già emerse con tutta chiarezza vere considerazioni di sicurezza nazionale, relative alle reti e a varie “infrastrutture critiche”: sono preoccupazioni destinate a dominare il dibattito politico dei prossimi anni, intrecciandosi a quelle più specifiche sulla concorrenza e sull’informazione.