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Attività

A human security approach in Afghanistan: can the euro-american community benefit?

    • Roma
    • 23 Settembre 2008

          Il concetto di “human security” è incentrato sul miglioramento delle condizioni complessive di sicurezza – anche economica – delle popolazioni civili in un teatro di crisi o post-conflitto. Dunque, richiede l’adozione di priorità diverse rispetto ai più tradizionali concetti di sicurezza nazionale, o anche di “state building” e “nation building”. Nel caso specifico dell’intervento internazionale in Afghanistan, il problema delle priorità è complicato dall’obiettivo della lotta alle cellule terroristiche – che è stato chiaramente preponderante nella prima fase delle operazioni a guida americana ma che è tuttora considerato cruciale da molti dei paesi contributori.

          L’esperienza dal 2002 ad oggi ha insegnato che i risultati nel settore della lotta ai gruppi armati, organizzati spesso come veri movimenti di guerriglia, sono strettamente legati alla capacità di proteggere e sostenere la popolazione civile, anche in piccoli villaggi remoti. Da qui l’esigenza di grande cautela nell’uso della forza armata, e in particolare dello strumento aereo dati i rischi di fare vittime civili. I delicati dibattiti interni alla NATO testimoniano di quanto sia difficile trovare il giusto equilibrio.

          Un ulteriore limite dell’azione internazionale sta nella debolezza del governo di Kabul, che peraltro non controlla vaste porzioni di territorio: l’attuale controparte governativa afgana non riscuote certamente il vasto consenso nel paese che sarebbe necessario a rafforzare la legittimità delle autorità politiche agli occhi dei cittadini. Sebbene da più parti si ritenga necessario un processo di “afganizzazione” delle responsabilità e della stessa lotta ai gruppi armati, gli strumenti a disposizione del governo sono scarsi e vi è un grave pericolo di infiltrazione e corruzione di tutte le maggiori istituzioni.

          Guardando ai fattori sociali e culturali, il dilemma più evidente della presenza internazionale in Afghanistan è nel rapporto tra la creazione di un sistema legale e istituzionale moderno, da un lato, e il rispetto di alcune tradizioni fortemente radicate, dall’altro. E’ però altrettanto vero che l’identità religiosa è stata anche strumentalizzata dalle forze più illiberali

          Sul piano economico, la questione più urgente resta quella del narcotraffico, che si intreccia con la difficoltà di garantire una prospettiva di miglioramento complessivo delle condizioni di vista, dall’assistenza sanitaria alla scolarizzazione.

          Sul futuro dell’Afghanistan avrà comunque un’influenza decisiva il contesto regionale: dall’Asia centrale all’Iran, dall’India alla Russia, molti attori internazionali hanno interessi quantomeno indiretti (e spesso contrastanti) nel paese. L’influenza più immediata è esercitata dal Pakistan, che potrebbe rivelarsi il fulcro dell’intera regione e che si trova in una situazione di grave instabilità.

          I partecipanti al workshop hanno avanzato una serie di proposte per razionalizzare l’azione internazionale in Afghanistan a tutti i livelli, visti gli irrisolti problemi di coordinamento sia nell’ambito della NATO che tra le varie organizzazioni attive nel paese. L’esigenza piùà evidente è quella di apprendere rapidamente dagli errori commessi e adottare un approccio pragmatico: dunque, pragmatismo nel quadro di un consenso generale sulla “human security”.

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