Vai al contenuto
Attività

Fintech, banca, impresa per l’open innovation

    • Milano
    • 2 Dicembre 2019

          Il settore bancario è uno dei più esposti alla rivoluzione digitale. I grandi cambiamenti introdotti dalle nuove tecnologie e l’entrata di attori diversi sul mercato del credito portano gli operatori tradizionali a interrogarsi sul proprio futuro. Il timido processo di innovazione messo in campo ad oggi dalle banche italiane non sembra sufficiente a garantire la loro competitività in uno scenario che vede ulteriormente comprimersi le fonti di ricavo nel breve e medio termine.

          La strategia più lungimirante è quella che porta all’apertura e all’innovazione, attraverso un rapporto più stretto con il fintech. I dati non solo indicano una continua crescita – a livello globale – degli investimenti in aziende che si occupano di tecnologia applicata alla finanza, ma dimostrano anche che gli esperimenti di maggior successo sono proprio quelli che coniugano la capacità di innovazione e di analisi dei dati del fintech con la base tradizionale di clienti delle istituzioni finanziarie. L’obiettivo è quello di rimettere al centro il cliente con nuovi servizi dedicati, ma senza prescindere dal patrimonio di fiducia – e di capacità di gestione del rischio – rappresentato dagli istituti di credito.

          Per cogliere la sfida, il mondo finanziario dovrebbe puntare sulla open innovation, partecipando e lasciandosi contaminare dall’ecosistema innovativo che fa nascere e crescere gli operatori fintech. L’orizzonte cui punta il settore del credito, infatti, è quello di una disaggregazione degli attuali servizi finanziari e di una loro organizzazione in piattaforme.

          Le difficoltà per portare a termine questa rivoluzione sono diverse. Le prime riguardano il cambio di mentalità che le istituzioni finanziarie, organizzate in maniera novecentesca, devono compiere per comprendere e cogliere le opportunità del fintech. Un altro punto importante è il ruolo del regolatore che rischia di rappresentare un freno in un settore in rapido sviluppo. Entrambe queste criticità possono rallentare l’innovazione in Europa – e in Italia in particolare – mentre i giganti tecnologici americani e cinesi si affacciano al settore.

          Il cambiamento è già in atto e avrà conseguenze importanti fin dal breve periodo. Gli istituti di credito sono chiamati a attrezzarsi per rimanere competitivi e tutelare il proprio ruolo sistemico. Un’alleanza tra attori tradizionali e fintech, del resto, sembra l’unica strada per evitare che i servizi finanziari da settore portante dell’economia -garantito anche dalla rilevanza costituzionale che in Italia hanno la tutela del risparmio e l’esercizio del credito –  si trasformino una miniera di dati personali sensibili nelle mani dei giganti tecnologici.

            Contenuti correlati