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Attività

Europe on the edge: the weak links and the Russia link

    • Berlino
    • 17 Aprile 2009

          La crisi economica in atto sottopone l’intero “sistema UE” a pressioni contrastanti. Da un lato, la ricerca di sinergie e coordinamento nelle politiche economiche sarebbe ovviamente agevolata da un buon funzionamento delle istituzioni comuni; dall’altro, i governi nazionali hanno preso le redini degli interventi contro la crisi, emarginando soprattutto la Commissione. Il ruolo della BCE è essenziale ma delicatissimo in tale contesto, vista l’esigenza di gestire l’euro come strumento di stabilizzazione, ma anche di garantire le condizioni per stimolare le economie continentali. Un aspetto che desta crescente preoccupazione è il consistente aumento della disoccupazione: l’esperienza suggerisce che questa tendenza sarà più durevole della fase acuta della crisi – con tutte le sue possibili implicazioni sociali e politiche. Anche sul piano della produttività, ci sono segnali non positivi per la ripresa a medio termine, mentre l’aumento dell’inflazione negli Stati Uniti potrebbe rivelarsi in prospettiva il problema principale con ricadute negative su molte altre economie.

          Guardando in particolare ai paesi di recente adesione alla UE, emerge una grande diversità di situazioni e prospettive, sia rispetto alle dimensioni demografiche ed economiche sia al grado di consolidamento delle istituzioni. In ogni caso, non si devono dimenticare in questo momento i grandi risultati ottenuti grazie al processo di allargamento, in termini di profonde riforme e tassi di crescita. Non si può, tuttavia, sottovalutare il rischio concreto di arretramenti, se la crisi si traducesse in forte instabilità politica, e forse anche di ripercussioni negative sui rapporti tra l’Occidente e la Russia.
          Per l’Europa nel suo complesso, il quadro economico rimane molto incerto, essendo difficile valutare ad oggi tutti gli effetti di medio termine delle misure di stimolo e la tenuta dei paesi-membri più colpiti dalla recessione.

          Le relazioni con la Russia vanno analizzate in un contesto triangolare che comprende appieno anche gli Stati Uniti. Il tentativo in corso da parte dell’amministrazione Obama punta a rilanciare la cooperazione su basi pragmatiche, ma certamente le priorità russe divergono in modo significativo da quelle occidentali. Si profila una approccio americano che vede la Russia come attore globale – seppure indebolito temporaneamente dal calo dei prezzi energetici e dalle difficoltà finanziarie – piuttosto che soltanto regionale: ciò però implica per gli europei una maggiore assunzione di responsabilità per le questioni del “vicino estero” che, volenti o nolenti, essi condividono con Mosca. La contrazione dell’economia mondiale sta riducendo, almeno nel breve periodo, il potere negoziale russo anche rispetto alla UE, ma è altrettanto vero che, a cominciare proprio dal cruciale settore energetico, la prevalenza dei contatti bilaterali a livello nazionale continua a ostacolare lo sviluppo di una compiuta “partnership strategica” UE-Russia.

          Alla luce dei primi tre mesi in carica dell’amministrazione Obama, e delle reazioni europee e russa alla fase probabilmente più acuta della crisi economica globale, la valutazione prevalente è che le grandi scelte siano state ispirate ad un pragmatismo piuttosto costruttivo. D’altro canto, è indispensabile concentrare l’attenzione non soltanto sulle esigenze più immediate, per quanto urgenti ed eccezionali, ma anche su un complessivo ripensamento dei rapporti economici mondiali: un delicato mix di soluzioni flessibili e locali e regole più precise ed efficaci valide per tutti.

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